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Marcello Pucci ,
nato l'11 maggio 1962 a Urbino (PU).
Artista autodidatta.
Il suo primo incontro con l'argilla nel 1998 dopo aver lavorato il ferro a livello artistico per circa dieci anni,
da quel momento inizia quella ricerca formale e tecnica sui materiali argillosi che lo accompagnerà fino ad ora.
Negli ultimi anni coerente con la propria poetica è la ricerca di materiali e l'utilizzo di terre raffinate,cioè divise
alla maniera dell'antica roma I secolo a.C. (Ceramiche sigillate).



Principali concorsi

2014 Premio unico riservato al primo classificato
Concorso biennale "Paolo Sgarzini"
Urbino
(PU)

2013Città di Este V triennale della ceramica
Concorso "IN&OUT"
Este (PD)


2011 Primo premio scultura
Premio Montecalvo Arte -Rassegna nazionale di pittura e scultura
Montecalvo in Foglia (PU)

2010 Primo premio riservato alle Botteghe
Concorso biennale "Paolo Sgarzini"
Urbino (PU)


2007 Primo premio
3°Concorso Rotary Club Banca delle Marche
ceramica contemporanea Pesaro (PU)

2005/2004/2002 Primo premio
Concorso festa RAKU 2005 Urbino (PU) la corte della miniera

2005 Primo premio "Arte Design"
in occasione della Festa Raku, organizzata "Associazione Raku Quattro Elementi" (A.R.Q.E.)
Urbino(PU), Fortezza "Albornoz"

2004 Primo premio per la scultura
in occasione della manifestazione "Artisti in Piazza" Pennabilli(PU)

1998 Concorso internazionale di pittura e scultura "Etruria arte"
14° piazzamento assoluto



Principali mostre

2015 International Ceramic Art Festival in SASAMA
Residenza d'Artista/Esposizione
Shizuoka - Giappone

THE CERAMIC COSMIC WORLD
Mostra collettiva internazionale
Shizuoka - Giappone

Mostra personare - presso Ehon no Mori
Aichi - Giappone


2014 rinasciMente
Mostre personali 17 artisti del Montefeltro, Pittura/Scultura/Incisione
organizzata da Marcello Pucci
Urbino (PU)


2013/2012 Rassegna Internazionale D'Arte ''G.B.Salvi''
Sassoferrato(AN)

2011 mostra collettiva "TRAffic"
Urbania(PU)

2010 "Supernatural"
mostra di scultura e pittura/Marcello Pucci e Davide Avogadro e Ernesto Achilli
presso Libreria Bocca-Galleria Vittorio EmanueleII-Milano
complesso dell'Annumciata Abbiategrasso(MI)

2009 "Altro Senso"
mostra di scultura e pittura/Marcello Pucci e Davide Avogadro
presso La Casa Natale di Raffaello (Accademia Raffaello) Urbino (PU)

2008 "Art contemporain: tableaux, cèramique Coree-Italie"
Mostra di esposizione e vendita alla casa d'asta DEBURAUX-APOEM
Parigi - Francia

2007 Radovljica (Slovenia)
workshop dallo scultore Urban Magusàr

2005 "Keramos"
mostra collettiva, Urbino (PU)-Collegio Raffaello

Radovljica (Slovenia)
mostra collettiva organizzata dallo scultore Urban Magusàr

"CeramicaViva al Museo"
mostra collettiva, Urbania(PU)-Palazzo Ducale

"
Tentativi di Salvataggio"
Cesenatico (FC)-Galleria Comunale,con Francesca Crocetti e Camilla Fabi

mostra collettiva in occasione del Congresso Eucaristico Diocesano
Urbino(PU)-Sala del Castellare-Palazzo Ducale

2004 Urbino (PU)-Piazza S.Francesco
(performance) in creta da laterizi dal titolo "Il Conacchione"

"
Ombre a fuoco dolce,ceramiche di Orazio Bindelli e Marcello Pucci"
Milano-Società Umanitaria

2003 Pesaro-Musei Civici
mostra collettiva di ceramica per i ceramisti della provincia di Pesaro e Urbino

"
Con-fusione.Ceramiche di Orazio Bindelli e Marcello Pucci"
Napoli-presso l'Associazione culturale enogastronomia Vadinchenia

1999 "I Madòn.Ceramiche di Marcello Pucci"
mostra personale con opere in ceramica e ferro
Urbania(PU)-Palazzo Ducale

1996/1995 Mondavio(PU)
mostra personale con opere in ferro
presso il comune di Mondavio in occasione festa medioevale

1986 Fossombrone(PU)-Palazzo dei Pegni
mostra personale con opere in ferro

 

 

 

Ceramica sigillata

La ceramica sigillata è una tipologia di ceramica fine da mensa (ovvero destinata ad essere utilizzata come servizio da tavola)
diffusa nell'antichità romana.

La sua caratteristica principale è una vernice rossa, più o meno chiara e la decorazione a rilievo, modellata, impressa o applicata.
Alcuni esemplari portano impressi dei bolli ceramici o "sigilli", dai quali la tipologia deriva il suo nome, che riportano il nome del fabbricante.


Storia

Dalla metà del I secolo a.C. le ceramiche a vernice nera sparirono gradualmente nella produzione dei paesi mediterranei, sostituite da
questa nuova classe di vasellame fine da mensa, la cosiddetta terra sigillata, che ebbe origine nel Medio Oriente e si diffuse poi in Italia,
dove il centro della migliore produzione fu Arezzo ("aretina").

La cosiddetta "vernice" si realizza attraverso la decantazione dell'argilla in acqua a cui viene aggiunto un elemento flocculante che facilita l
a precipitazione del calcare sul fondo e la sospensione delle particelle di feldspato, che costituiscono l'elemento "vetrificante" dell'argilla.
Il colore del vaso finito dipende oltre che dal colore della vernice, anche dalle tecniche di cottura che possono essere con buona ossigenazione,
favorendo quindi una colorazione rossa, oppure a riduzione di ossigeno, regolando il flusso dell'aria che viene introdotta nel forno e realizzando
un nero dai riflessi metallici.


Produzione italica e sigillata aretina

La moda fu in seguito introdotta in Italia dai numerosi commercianti italici e dai legionari che avevano vissuto nelle regioni orientali.
La prima produzione di ceramica sigillata propriamente detta comparve in Italia nel I secolo a.C. e il maggiore centro di produzione fu
Aretium (oggi Arezzo) in Etruria, dal quale la produzione prende anche il nome di "ceramica aretina". Un altro importante centro di produzione
si collocava presso il porto di Puteoli (oggi Pozzuoli). A partire dall'età augustea fu quindi largamente diffusa. La sfumatura rossa di questi pezzi
varia da fabbrica a fabbrica e la produzione fu di serie, standardizzata su non troppe forme (soprattutto coppe, crateri e tazze), ispirata nella
decorazione alla coeva produzione di vasi argentei, in maniera più o meno diretta.

 

 

 

Le nuove ceramiche cotte a fuoco dolce influenzate dalla tecnica Raku

Parlare di ceramica raku per opere realizzate fuori del Giappone, soprattutto in Occidente, sembra essere una contraddizione. Questa viene superata quando con questo termine si intende la produzione di opere prodotte alla “maniera del raku” oppure “influenzate dalla tecnica raku”, da estendersi anche a quella produzione giapponese realizzata fuori dalla cerchia della famiglia Raku.
Nel libro di Nino Caruso Ceramica raku (Milano, Hoepli, 1982), egli risolve parzialmente il problema descrivendola, fin dal sottotitolo, come “antica tecnica giapponese rinnovata e reinventata in Occidente”. Questa tecnica si è diffusa in Occidente principalmente grazie al libro A potter’s book del ceramista inglese Bernard Leach (London, Faber and Faber, 1940), nel quale l’autore descrive il modo di fare il raku appreso durante un soggiorno in Giappone.
Queste ceramiche fatte all’estero dimostrano una varietà d’espressione libera dal contesto storico e dallo stile tradizionale custodito in Giappone dalla famiglia Raku. E’ ormai chiaro che tale diffusione deriva soprattutto dalle caratteristiche tecniche che la ceramica raku mette a disposizione: traendo vantaggio dalla spontaneità e immediatezza della cottura, si può ripetere la smaltatura di un pezzo; oppure un oggetto rimosso dal forno può essere sottoposto a forti riduzioni, ad un veloce raffreddamento, ecc. Tuttavia, una cosa deve essere sottolineata, queste sperimentazioni non vengono praticate nella tradizionale cottura Raku in Giappone.
Non si tratta pertanto di constatare che un’antica tecnica giapponese è stata rinnovata e re-inventata in Occidente, “ma che questa tecnica, e con essa tutte le connotazioni e implicazioni religiose, estetiche e d’uso, sia stata anche substrato fecondo in Occidente di reinvenzione e matrice di rinnovate ideazioni. Già in questo può esserci la lettura di una trasmutazione profonda di significato, ma solo se non ci si ferma all’episodicità” del fenomeno (G. C. Bojani, Raku. Una dinastia di ceramisti giapponesi, Torino, Umberto Allemandi & C., 1997, pp. 15-16). E’ interessante notare quanto dice Kichizaemon XV Raku a questo proposito: “Similmente ad altre espressioni artistiche, la ceramica Raku non significa solo tecnica di cottura: è un’espressione artistica con una storia e uno stile caratteristico sostenuto da un’estetica unica e con un background concettuale. Con la conoscenza di questa ceramica, ora estesa a tutto il mondo, è diventato necessario per noi giungere a una fondamentale e migliore comprensione del Raku originale. Questo ci porterà a sviluppare un nuovo tipo di ceramica sicuramente più fruttuoso di un incontro culturale momentaneo. Nello stesso tempo, sarà necessario trovare un nome diverso per questi manufatti” (Ibidem, p. 84).

Marcello Pucci è artista autodidatta che nei primi anni di attività lavora quasi esclusivamente il ferro e materiali affini. E’ del 1998 il suo “incontro” con l’argilla, quando frequenta in Urbania il corso del F.S.E. di “Tecnico per la Lavorazione Ceramica”. Da qui il percorso seguito nella ricerca formale e tecnica sui materiali argillosi si può definire in fieri. Le tecniche utilizzate nelle sue opere vanno dall’ingobbiatura alle riduzioni in forno, dal bucchero al raku.
Fare ceramica per lui non è pensare l’argilla unicamente come materiale da modellare, affine ad un qualsiasi altro materiale, ma è concepita come ricerca plastica rapportata al senso estetico propri di un’artista che vi aggiunge la consapevolezza tecnologica e la passione di un artigiano.
Ecco perché anche alle ceramiche raku di Marcello Pucci non si deve guardare come a qualcosa di occasionale, di altro da sé e dalla propria tradizione per il solo fatto che questa tecnica sembra decontestualizzata in Occidente, perché non sono certamente episodiche le innovazioni e re-invenzioni che sono alla base dei suoi lavori. Le ricerche sui materiali e sulle tecniche del raku lo hanno portato a sviluppare interessanti varianti, ormai lontane dal raku conosciuto grazie a Bernard Leach e Nino Caruso. Il raku si è evoluto in raku nudo e raku dolce, aumentando le possibilità grafiche ed estetiche di una tecnica che generalmente impedisce la realizzazione dell’espressione individuale meticolosamente calcolata.
Nelle prime ceramiche raku di Marcello Pucci coesistono la ricerca formale, anche di stampo tradizionale - si pensi ai grandi piatti che richiamano gl’istoriati urbinati e alla serie de I Madòn (1999) realizzati su un basamento a forma di ciotola - ed un’espressività figurativa che traduce i propri moti dell’anima - tra cui la serie di piatti uomo-crisalide (2000) e città-uomo (2001).
Nelle ceramiche di Marcello Pucci coesistono quei due elementi fondamentali e contrapposti propri della tecnica Raku: la spontaneità nella realizzazione a mano dell’opera d’arte e la consapevolezza nella sua rifinitura. Non è un caso che nelle ultime opere in raku nudo, dove è principalmente presente il lavoro di ricerca tecnica, egli abbia elaborato forme molto vicine alla filosofia zen e alla filosofia wabi, da cui hanno origine le tazze Raku per la cerimonia del tè, come le grandi ciotole in crequelle nero su terra pirofila e soprattutto la serie dei Sassi (2002-2003), elemento già presente nei giardini zen e già “creato” dalla natura e re-inventato come opera d’arte.

Massimiliano Cecconi